Bagnaia & Viterbo

Bagnaia:

Caratteristico borgo alle porte di Viterbo famoso per la villa Lante. Il centro storico, segnalato da una torre cilindrica a presidio dell'antico castello medievale, successivamente trasformato in palazzo baronale con elegante loggia, è accessibile attraverso un'unica porta-galleria. Al suo interno si intreccia un meandro di vicoli e piazzette, rallegrate da una fontana pignolesca, che si affacciano sulla valle Pierina creando insospettate atmosfere. La rivoluzione urbanistica dei secoli XV-XVI, favorita da vescovi e cardinali che avevano preso a frequentare la località come residenza estiva, si è conclusa con l'espansione dell'abitato e la realizzazione della villa Lante in uno spazio destinato a riserva di caccia (barco). La costruzione della villa risale alla metà del Cinquecento (forse su disegno del Vignola) per iniziativa del cardinale Giovan Fran- cesco de Gambara, già vescovo di Viterbo. Lavori di completamento e ampliamento si devono al cardinale Peretti-Montalto nei decenni successivi.

Viterbo:

Si hanno tracce d'insediamenti neolitici ed eneolitici e qualche segno etrusco nella lontana storia di Viterbo, ma molti storici sono portati a credere che nel periodo etrusco l'insediamento non raggiungesse lo stato di vicus, a differenza degli storici quattrocenteschi che supponevano una tetrapoli etrusca, fuorviati dalla sigla FAVL che secondo le teorie di frate Annio, era formata dalle iniziali di quattro villaggi (Fanum, Arbanum, Vetulonia, Longula). Probabilmente dopo la conquista romana fu costituito in stazione militare, chiamato Castrum Herculis per la presenza in loco di un tempio dedicato all'eroe mitologico (il leone simbolo di Viterbo deriva da questo aneddoto). La città medievale tuttavia trae origine da un "castrum", una fortificazione longobarda posta al confine tra i loro possessi nella Tuscia e il ducato bizantino di Roma: il colle di San Lorenzo, ricordato nella donazione di Sutri tra i possessi che Liutprando promette alla Chiesa nel 729, fu fortificato nel 773 da Desiderio, nell'ultimo periodo della sua contesa con Carlo Magno. Dell'852 un documento papale che riconosce il Castrum Viterbii proprietà delle terre di San Pietro, mentre Ottone I annovera il castello tra i possessi della Chiesa. Nell'XI secolo l'incremento demografico contribuì alla nascita di nuclei abitativi fuori dal castrum, e, attorno al 1090, a un primo tratto di mura; nel 1099 la scelta dei primi consoli sancisce il passaggio a istituzioni comunali. È il XII secolo il periodo in cui Viterbo, libero comune, si assicura il possesso di numerosi castelli: in tal senso la protezione di Federico I (presente nella città nel 1162), e il suo riconoscimento del comune viterbese, conferisce legittimità alla sua politica di espansione. Nel 1172 viene distrutta la città di Ferento il cui simbolo (una palma) viene aggiunto a quello di Viterbo (il leone) emblema tuttora vigente, attorno al 1190 viene assediata Corneto (odierna Tarquinia), l'imperatore attacca Roma con l'esercito viterbese. Il districtus del comune aumenta considerevolmente. Ulteriore elemento che accresce il prestigio e l'importanza politica di Viterbo, è la sua elevazione a cattedra vescovile nel 1194 ai danni di Tuscania, la cui precedente predominanza nella Tuscia romana viene meno. All'inizio del XIII secolo la città viene inserita nell'orbita papale, soprattutto con il disegno di Innocenzo III, che tentò di costituire uno stato territoriale: Viterbo nel 1207 ospitò il Parlamento degli stati della Chiesa. Tuttavia, insofferente per la presenza papale, la città invocò la protezione di Federico II: si apre così fino al 1250 circa un periodo di lotte interne tra guelfi (la famiglia dei Gatti) e ghibellini (i Tignosi). Si inserisce in questo contesto di aspre lotte civili e religiose la vita della più illustre figlia di Viterbo: Santa Rosa da Viterbo, che visse tra il 1233 e il 1251. Si ricordano non solo suoi miracoli in vita e post mortem, ma anche, benché fosse giovanissima morendo ad appena 18 anni, la sua coraggiosa predicazione contro gli eretici e i ghibellini, che animò i viterbesi a resistere contro l'assalto dell'esercito di Federico II. Il fallito assedio di Federico II nel 1243 con la grande vittoria dei viterbesi, guidati dal cardinale Raniero Capocci, sull'esercito imperiale e il conseguente successo dei Guelfi, sancisce per la seconda metà del XIII secolo la definitiva politica filo-papale: la famiglia dei Gatti monopolizza le cariche municipali e i pontefici scelgono Viterbo come sede papale. L'episodio discriminante, che attira l'attenzione su Viterbo, è l'elezione papale del 1268-1271 che portò Gregorio X al soglio pontificio: i cardinali che dovevano eleggere il successore di Clemente IV si riunivano inutilmente da quasi 20 mesi, quando il popolo viterbese sdegnato di tanto indugio, sotto la guida del Capitano del popolo Raniero Gatti, giunse alla drastica decisione di chiudere a chiave i cardinali nella sala dell'elezione (clausi cum clave), nutrirli a pane e acqua, e scoperchiare il tetto lasciandoli esposti alle intemperie, finché non avessero eletto il nuovo Papa; alla fine i cardinali scelsero il piacentino Tedaldo Visconti, che era arcidiacono di Liegi (quindi neanche prete), ed in quei giorni si trovava in Terra Santa per la nona crociata. Il nuovo papa prese il nome di Gregorio X, (1272), e, vista la bontà della "clausura", stabilì con la costituzione apostolica Ubi Periculum che anche le future elezioni papali avvenissero in una sede chiusa a chiave: era nato il Conclave! Dal 1261 al 1281 in Viterbo si tennero ben cinque conclavi. Nell'ultimo di questi il popolo sobillato da Carlo d'Angiò, irruppe nella sala del Conclave e mise al carcere duro il cardinale Matteo Rubeo Orsini, protodiacono. Il nuovo papa che uscì da questo conclave funestato dall'invasione del popolo viterbese fu un francese, il cardinale Simon de Brion, proprio come voleva Carlo d'Angiò. Martino IV, appena eletto, anziché ringraziare i viterbesi che, mettendo in difficoltà i cardinali della famiglia Orsini, avevano favorito la sua elezione, lancerà sulla città di Viterbo un pesante interdetto e l'abbandonerà in fretta e furia con tutta la corte pontificia, senza peraltro tornare a Roma, come molti auspicavano, ma recandosi a Perugia. Si chiude con questo spiacevole episodio il periodo aureo di Viterbo. I papi non verranno più a risiedere in questo splendido comune dell'alto Lazio, anche se diversi pontefici soggiorneranno comunque in città, talora per periodi piuttosto lunghi; ne sono esempi papa Urbano V,che si fermò a Viterbo alcuni mesi tra il 1367 ed il 1370[1] durante l'infruttuoso tentativo di riportare a Roma la sede papale, e papa Niccolò V, che nel 1454 fece addirittura costruire dal Rossellino in zona Bullicame un bel Palazzo termale(andato purtroppo perduto quasi completamente) per venire in città a curare le sue gravi malattie. Durante la stabile presenza della curia papale a Viterbo, la città aveva raggiunto il suo massimo splendore, sia economico, quale centro posto lungo vie di comunicazione importanti, come la Via Cassia e la Francigena, che architettonico, con l'edificazione di edifici pubblici municipali, torri, chiese nel fiorire dello stile gotico che i cistercensi avevano inaugurato nel luogo con l'Abbazia di San Martino al Cimino. L'esilio avignonese dei papi contribuì alla decadenza della città e al riaprirsi delle lotte interne. L'effimera ricostituzione del Patrimonio di S. Pietro del cardinale Egidio Albornoz, non impedì ai nobili Gatti e ai prefetti di Vico di imporsi, con istituzioni ormai di tipo signorile, a Viterbo. A metà del Cinquecento la città conobbe un nuovo, ancorché breve, periodo di fervore culturale e spirituale per la presenza del cardinale Reginald Pole, che riuniva a Viterbo il suo celebre circolo, di cui faceva parte, tra gli altri, la marchesa Vittoria Colonna ed alle cui riunioni intervenne spesso Michelangelo.

 

Il Tour avrà il seguente programma:

1) Villa Lante:

Villa Lante a Bagnaia, frazione di Viterbo è, assieme a Bomarzo, uno dei più famosi giardini italiani a sorpresa manieristici del XVI secolo. Pur in mancanza di documentazione contemporanea, la sua ideazione è attribuita a Jacopo Barozzi da Vignola. Per chi vi arriva dopo aver appena visitato Villa Farnese a Caprarola la prima notevole impressione è la differenza tra le due ville del Vignola, pur erette nella stessa area, nello stesso periodo, e nello stesso stile architettonico: le somiglianze fra i due monumenti sono poche. La costruzione cominciò nel 1511,[1] ma fu portata a termine intorno al 1566 su commissione del cardinale Gianfrancesco Gambara. La villa è conosciuta come "Villa Lante". Tuttavia non ha acquisito questo nome se non quando, nel XVII secolo, passò nelle mani di Ippolito Lante Montefeltro della Rovere, Duca di Bomarzo, quando la costruzione aveva già 100 anni di vita.

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2) Palazzo dei papi:

l Palazzo dei Papi di Viterbo è, insieme al Duomo di Viterbo, il più importante monumento storico della città. Esso fu eretto nella forma attuale ampliando il palazzo sede della Curia Vescovile della città allorché papa Alessandro IV (1254 – 1261, papa dal 1254), a causa dell'ostilità del popolo e della borghesia, capitanata dal senatore Brancaleone degli Andalò, trasferì la sede della Curia pontificia nel 1257 a Viterbo. Il Palazzo è una costruzione massiccia che, dal lato opposto alla piazza, strapiomba con possenti contrafforti sulla valle di Faul. Esso termina alla destra con la imponente Sala del Conclave, che si affaccia sulla piazza con sei finestre bifore sormontate da altrettante a feritoia (la stessa struttura si presenta dal lato opposto, sulla valle Faul). L'accesso alla sala avviene dalla piazza tramite un'ampia scalinata, terminata nel 1267, che conduce ad un portale con volta a tutto sesto, sormontata dallo stemma di San Bernardino e da una mensola reggente la statua di un piccolo leone. Fra il colmo dell'arco del portale e la mensola è posta, incorniciata, una lapide quadra in memoria di Raniero Gatti.

3) Quartiere San Pellegrino:

Vero gioiello di contrada duecentesca, conserva pressoché integro il suo aspetto medioevale; le piazzette, le viuzze, le torri, gli archi, le case con i caratteristici profferli (le scale esterne) creano un ambiente straordinariamente pittoresco, alla cui suggestione è difficile sottrarsi. Centro del quartiere è la piazzetta di S. Pellegrino, con la chiesa del Santo e l’austero Palazzo degli Alessandri. Fontana Grande, eretta nel XIII sec. e successivamente restaurata, è la più famosa e forse la più bella delle numerose tipiche fontane viterbesi a tazze sovrapposte (Fontana dei Leoni, Fontana della Morte). Si tratta del quartiere medievale più caratteristico e conservato d'Italia, vero gioiello di contrada duecentesca. Dalla torre che sovrasta la romanica chiesetta di San Pellegrino, si gode una visione suggestiva e di grande interesse storico-urbanistico.

4) Palazzo dei Priori:


La costruzione originaria risale al 1263, nel '400 venne creata l'attuale facciata con il colonnato. All'interno un cortile a giardino con loggiato del 1682 con elegante fontana barocca (Fontana del Palazzo dei Priori) ed una splendida vista. Lo scalone conduce alla Sala del Consiglio affrescata in chiaroscuro da Teodoro Siciliano nel 1558 con personaggi favolosi dei Paleologi, Imperatori di Costantinopoli, ritenuti assurdamente di origine Viterbese, e alla Sala Magna (o Regia) con affreschi di Baldassarre Croce del 1592, con personaggi mitici e storici legati alla storia della città. Seguono la Sala della Madonna con affreschi sui miracoli della Madonna della Quercia, la Sala Rossa e la Cappella del Magistrato.

 

5) La Chiesa e la mummia di Santa Rosa:

Questa Chiesa fu eretta per volere del vescovo cittadino a metà '800 in luogo di un tempio delle monache Clarisse. Verso la metà del Trecento il tempio fu dedicato a quella che divenne la santa patrona di Viterbo. La decorazione dell'edificio fu commissionata a Benozzo Gozzoli, che a metà '400 realizzò un cliclo di affreschi raffiguranti episodi della vita della Santa. Ma, in seguito ai lavori di modifica e ingrandimento della chiesa intrapresi due secoli dopo, l'opera di Gozzoli andò perduta. La ricostruzione ottocentesca della Chiesa prese spunto dalla struttura rinascimentale della chiesa di S. Maria delle Fortezze, per innestarvi elementi neoclassici. L'edificio, interamente realizzato in peperino, fu completato nel 1913 dall'architetto Foschini, che aggiunse una cupola nuova, più grande e rivestita di maioliche, però non più visibili. La Chiesa si trova a pochi passi dalla casa dove la Santa nacque e morì. All'interno della chiasa, adagiata in una cripta di vetro, si può vedere La mummia di Santa Rosa. Questa svela un nuovo segreto di se': il corpo della giovane, che precedenti analisi avevano giudicato essere quello di una ventenne, porta i segni di un'embolia che probabilmente e' stata la causa della sua morte.

 

* Questo tour ha la durata di circa 8 ore, quindi ideale per tutte le situazioni, sia per i crocieristi che per i clienti di alberghi o agenzie.

Il Tour avrà il seguente programma:

1) I clienti verranno prelevati all'orario e posto prestabilito.

- mattina (Bagnaia):

2) Visita a Vila Lante

- pomeriggio (Viterbo):

3) Palazzo dei papi

4) Quartiere San Pellegrino

5) Palazzo Comunale

6) Chiesa di S. Rosa ( mummia di S. Rosa )

 

Minivan:
1-8 passeggeri = € 350

Minibus:
de 1 a 11 passeggeri = 440 €
de 11 a 17 passeggeri = 40 € per passeggero


* I prezzi indicatii si intendono con partenza e arrivo dalla citta di Tarquinia o Civitavecchia.